Questo blog è come un diario dove troverai le mie personali recensioni sui romanzi che ho letto e le opinioni sul mondo editoriale. Niente sdolcinature ma solo critiche costruttive, come è giusto che sia ;)

2.5.14

"Niente di nuovo sul fronte occidentale" di E. M. Remarque

In questo libro, scritto in prima persona, si narra la vita al fronte di un ventenne tedesco e di alcuni suoi amici. La prima guerra mondiale è quindi il soggetto intrinseco di questo testo che, con un linguaggio asciutto e privo di inutili banalità retoriche, viene vissuta in tutta la sua tragedia dal protagonista. L'autore infatti analizza le diverse sfaccettature del mondo militare: dalla vita assurda in caserma, i momenti di calma apparente vissuti sulla retroguardia, la tragedia e l'orrore del fronte sotto l'attacco nemico, i periodi di licenza nel paese natio e l'agonia dei feriti negli ospedali militari. 
Alcuni episodi come la visita del protagonista all'amico moribondo e l'incontro con la madre in licenza, sono davvero toccanti e mi sono rimasti nel cuore. Il modo in cui vengono narrati sono un esempio di come dovrebbe essere una narrazione: semplice e con dialoghi realistici. 
Inoltre il fatto che l'autore abbia vissuto la realtà della guerra porta nello scritto una carica personale evidenziata nelle riflessioni logiche e senza retorica del protagonista. Questo libro infatti è un'intensa e sofferta riflessione su cosa significhi vivere in una realtà in cui si è costretti a uccidere altre persone come se stessi. Importante è notare che la guerra è vista dalla parte dei vinti, ovvero dalla parte tedesca, ma dopo qualche pagina si è così immersi nella narrazione che è inevitabile accorgersi che le stesse emozioni e vicende sono state vissute realmente da tutte le parti in guerra, che fossero italiani, inglesi, francesi, austriaci o tedeschi. 
Riporto di seguito un brano che racchiude il senso di questo toccante libro: "[...] Io sono giovane, ho vent'anni: ma della vita non conosco altro che la disperazione, la morte, il terrore, e la insensata superficialità congiunta con un abisso di sofferenze. Io vedo dei popoli spinti l'uno contro l'altro, e che senza una parola, inconsciamente, stupidamente, in una incolpevole obbedienza si uccidono a vicenda. Io vedo i più acuti intelletti del mondo inventare armi e parole perché tutto questo si perfezioni e duri più a lungo. E con me lo vedono tutti gli uomini della mia età, da questa parte e da quell'altra del fronte, in tutto il mondo; lo vede e lo vive la mia generazione.
Che faranno i nostri padri, quando un giorno sorgeremo e andremo davanti a loro a chieder perdono? Che aspettano essi da noi, quando verrà il tempo in cui non vi sarà guerra? Per anni e anni la nostra occupazione è stata di uccidere, è stata la nostra prima professione nella vita. Il nostro sapere della vita si limita alla morte. Che accadrà, dopo? Che sarà di noi?[...]"


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