Da un po' di tempo a questa parte mi imbatto, per mia sfortuna, in libri che, leggendoli, mi trasmettono un certo senso di irritazione dovuto ai loro contenuti basati sulla sofferenza.
Ho deciso quindi di creare, per mio diletto, la categoria dei romanzi "Pierrot".
Dal nome si può intuire di che libri sto parlando ma, per essere più precisi, scrivo qui di seguito le loro caratteristiche principali.
1- i romanzi Pierrot sono libri, spesso in prima persona, che trattano argomenti di disagio, di sofferenza o di nostalgia. Temi profondi e importanti peccato che vengono narrati e descritti con una superficialità che rasenta il banale;
2- la trama è quasi sempre la stessa: i protagonisti soffrono (i motivi spesso sono nebulosi) e incontrano altri personaggi disagiati. Scontato aggiungere che non si arriva mai a nulla, nel bene o nel male;
3- le parole solitudine, disagio, insofferenza, indifferenza, tristezza, noia (e sinonimi) sono spesso presenti più di una volta all'interno della stessa pagina. Questo, più che far "rivivere" le emozioni dei personaggi, fa insorgere nel lettore (a me in primis) un'irritazione e una noia che dura per l'intera lettura.
4- spesso vengono recensiti come libri profondi che descrivono i sentimenti più nascosti dell'animo umano(?!) Peccato che sono sempre la "solita minestra riscaldata".
Alcuni libri "Pierrot":
- La solitudine dei numeri primi di Giordano; [recensione]
- Gli indifferenti di Moravia;
- Bianca come il latte, rossa come il sangue di D'Avenia;
- Io e te di Ammaniti