Questo blog è come un diario dove troverai le mie personali recensioni sui romanzi che ho letto e le opinioni sul mondo editoriale. Niente sdolcinature ma solo critiche costruttive, come è giusto che sia ;)

19.11.18

L'importanza di chiamarsi "editor"

Riprendo da questo interessante articolo questo concetto: "Il lavoro dell’editor non era quello di ‘normalizzare’ il linguaggio in favore del pubblico sovrano, ma di esaltare la sovrana e specifica qualità dello scrittore."
Mi chiedo: gli editor dei giorni nostri lavorano ancora per migliorare lo stile e la "voce" dell'autore? O piuttosto ci mettono del loro, stravolgendo spesso i testi in modo arbitrario e opinabile?
Ho la sensazione, leggendo i libri pubblicati ultimamente, che i romanzi siano scritti tutti dalla stessa persona. Dove sono finite le "voci" dei singoli autori? Quel "qualcosa" nel modo di scrivere, di descrivere o semplicemente di narrare che caratterizza ogni grande autore che si rispetti?
Tutte le volte che leggo i ringraziamenti degli autori alla fine dei loro romanzi in cui incensano il lavoro svolto dai loro editor, spesso mi ritrovo a pensare: quanto di quello che ho letto è farina del sacco dell'autore e quanto invece quello dei vari editor?
Ecco, personalmente, molti libri beneficerebbero di una valida scheda di valutazione con suggerimenti e idee piuttosto di una figura che decida come riscrivere e sistemare l'intero testo. In fondo è lo scrittore che dovrebbe migliorare il testo, non lasciarlo fare a qualcun'altro, sebbene professionalmente competente, ma che comunque ha una sua idea personale sul "mondo editoriale". Alla fin fine, ci scommetto, davanti allo stesso testo, editor diversi troverebbero sempre pecche differenti.
Lo scrittore cosa dovrebbe fare dunque? Tutto quello che gli si dice, d'altronde è il prezzo per essere pubblicati no?! E tanti saluti allo stile personale e alla propria "voce".