La storia ruota intorno a degli attacchi criminali ad opera di un fantomatico "mostro" che si aggira nei boschi vicino a un paesino montano. La protagonista, un commissario, indaga e scopre la verità che nascondono gli abitanti del luogo, (oltre che arrestare l'omicida). L'autrice è brava a descrivere i luoghi montani e le sensazioni che suscitano ma, purtroppo, non riesce a rendermi simpatica la protagonista. L'ho infatti trovata arrogante e saccente con una spocchia da "so tutto io!" che mi ha dato fin da subito ai nervi. Inoltre, narrando della sua malattia e del suo passato tormentato, l'autrice tenta di renderla sensibile ed empatica (addirittura con l'assassino/mostro) ma con scarsi risultati. Oltre a ciò, nel testo è inserita anche una storia di esperimenti psicologici perpetrati sui neonati spiegando tra le righe (e giustificando) il comportamento criminale con la teoria freudiana secondo cui i traumi subiti durante l'infanzia hanno un impatto enorme sul subconscio della persona. L'assassino diviene quindi da carnefice a vittima da "salvare" (alla faccia delle "vere" vittime orribilmente sfigurate). Un libro, insomma, con molti spunti interessanti ma che manca, a mio dire, di una normalità fatta di gente mentalmente sana che fa semplicemente il suo lavoro investigativo (come accade per fortuna nella realtà). Tutti i personaggi del libro, infatti, vengono descritti come dei complessati, con storie di devianza, pieni di problemi e/o ossessionati da traumi infantili. Un thriller comunque ben strutturato e che si legge tutto d'un fiato (anche se poco plausibile).