Nel suo libro "Ritratto incompiuto", pubblicato con uno pseudonimo, ho trovato alcune riflessioni della Christie e che nel romanzo un editore fa alla protagonista e al suo testo.
Che dire, mi ci sono ritrovata in tutto e per tutto.
Di seguito riporto il brano del romanzo:
"[...]Può darsi che dica una quantità di cose inesatte, ma vede queste cose come il novantanove per cento dei lettori, che non ne sanno niente neanche loro. Quel novantanove per cento non si diverte affatto a leggere di fatti accuratamente accertati: vuole la finzione, ossia non ciò che è vero ma ciò che è plausibile. Deve essere plausibile, badi. Scoprirà che è la stessa cosa per quei pescatori della Cornovaglia di cui mi ha parlato. Scriva pure il suo libro ma, per amor del cielo, si guardi bene dall'andare in Cornovaglia o dall'interessarsi di pescatori fino a che non avrà finito. Allora sì, scriverà il genere di storia cupamente realistica che il pubblico si aspetta quando legge un libro sui pescatori della Cornovaglia. Guai se lei ci va e scopre che i pescatori della Cornovaglia non sono una razza a sé ma qualcosa di strettamente affine a un idraulico di Walworth. Non scriverà mai niente di buono su cose che conosce a fondo, perché lei ha una mente onesta. Può essere disonesta con la fantasia, ma non in pratica. Non può scrivere frottole su cose che sa, ma sarà in grado di inventare le più splendide bugie su cose di cui non sa niente. Lei deve descrivere ciò che è fantastico - fantastico per lei - e non ciò che è reale."
Eh ci fossero editor che danno di questi consigli! 😂